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Quando a sparire era la Luna

Immagine del redattore: Emanuele BozziniEmanuele Bozzini

Aggiornamento: 18 set 2020

La prima canzone che ho pubblicato, "Sparirò", la scrissi a vent'anni, in un periodo difficile della mia vita. (clicca sulla prima foto per ascoltarla su Spotify). Mi ritrovavo catapultato in scelte esistenziali che non mi corrispondevano privo della forza necessaria per portare avanti la mia voce. Quella fu l'ultima canzone che scrissi per lungo tempo.

Dopo la laurea in economia, andai a viaggiare per l'Australia, tra lavori duri e magnifici in pescherecci e ranches sperduti ed esperienze grandiose come l'autostop per il deserto australe. La lontananza da una vita che intimamente non sentivo, era da allora diventato l'unico modo per sentirmi ancora vivo. E continuò ad esserlo, tra alti e bassi, anche qui a Bruxelles, da dove ora scrivo e dove poi ho ricominciato a scrivere canzoni.


Per questo ho scelto di cominciare questo EP con una canzone "del cassetto" che ha inaugurato il mio periodo di lontananza, ma che , nonostante il suo nome ha sempre bussato forte alla mia porta, senza mai perdere di intensità. Sparirò non è mai sparita. Sparirò è una canzone che parla di vita e non solo di rinuncia, scritta in un tempo in cui mi allontanavo dalle mie emozioni.


Così come in Sparirò, a quei tempi non era raro che io mi rivolgessi alla luna. Questo è quello che le scrissi una sera, poco tempo prima:

 

DAL MIO DIARIO


"E chissà, chissà se ti rivedrò mia cara Luna?

Chissà dove andranno a finire queste briciole di pensiero, questi attimi così difficili da trattenere, così difficili da capire, così difficili da percepire?

Chissà, forse verranno proprio li da te!

Beati loro. Tu così dolce, così chiara, così bella...sede e regno dei sogni più puri.

Queste emozioni, come polline portato via dal vento della fantasia, giungeranno fino a te per germogliare nei fiori più belli, per creare il mondo speciale che qui piano piano scompare.

E chissà se poi un giorno alzerò lo sguardo e tu sarai lì e a me non rimarrà altro che piangere; piangere di gioia, piangere di vertigini, piangere nel vedere un mondo seppellito dentro di me da troppa paura.

E chissà se intanto riderò, e chissà se urlerò, e chissà se sentirò ancora quel dolce profumo. Forse profumo di quei fiori che io stesso ti donai

E chissà se non avrò paura per quelle vertigini, se non mi richiuderò di nuovo in me stesso, mi accorgerò di volare, guarderò giù e tutto sembrerà stupendo.

E chissà se non mi capiterà di incontrare in quel cielo così ampio qualche strano pensiero. E chissà se poi esso si tramuterà in ricordo. Ricordi troppo lontani...ricordi...strana malinconia...

E chissà se allora riuscirò a dare un senso a tutto questo. A tutto quello che mi passa per la testa, a tutto quello che vorrei mi passasse per il cuore. O forse semplicemente non mi importerà più niente di capirci qualche cosa; perché forse non c'è niente da capire, perché sarai troppo bella per pensare ad altro se non a te"

 

UN CAPOLAVORO DEL CINEMA CHE PARLA DI TUTTO QUESTO


Un film, un capolavoro, che è stato in grado di portare a galla tutte queste emozioni e descriverle perfettamente e con una poesia massima è certamente La storia della Principessa Splendente del maestro giapponese dello studio Ghibli Isao Takahata. Cliccate sull'immagine per approfondire su questo film che ogni volta che guardo riesce a commuovermi profondamente.


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